Estranei (A. Haigh, 2023): Recensione

    


Il 29 febbraio è uscito nelle sale italiane Estranei, in originale All of Us Strangers, il dramma dell'anno, candidato ad un Golden Globe e candidato a vari BAFTA, rimanendo ingiustamente a mani vuote (qui tutti i vincitori: BAFTA 2024).
Il lungometraggio è tratto dal romanzo di Taichi Yamada, scomparso lo scorso novembre, ed è stato, a mio parere ingiustamente, escluso dalle nomination all'oscar, in Italia è stato accolto tiepidamente ma non troppo, ed è attualmente sesto al box office.
Il film è diretto da Andrew Haigh e il cast è composto solo da quattro attori, uno più bravo dell'altro: Andrew Scott, Paul Mescal, Claire Foy, ex regina Elisabetta di The Crown, e Jamie Bell, ex Billy Elliot.
Ma parliamone.

-analisi e sceneggiatura-

Questa sezione avrà degli, inevitabili, spoiler, se non vuoi averne leggi direttamente i pro e i contro.
Adam, scrittore col blocco dello scrittore interpretato da Andrew Scott, sta attraversando un momento di stallo, quando decide di avventurarsi nel suo passato, visitando il quartiere dove ha vissuto i primi 12 anni della sua vita, prima che i suoi genitori morissero in un tragico incidente automobilistico.
Adam, ora adulto, incontra proprio suo padre e sua madre nella vecchia casa dove vivevano, come se fossero rimasti congelati in un limbo, e affronta con loro problemi e dubbi, tornandoli a visitare ogni volta che può.
Contemporaneamente intrattiene una relazione sentimentale con lo spregiudicato Harry, che abita nel suo stesso vuoto palazzo.
Estranei è un'avventura onirica in cui immaginazione e realtà si fondono in un groviglio impossibile da districare, in cui ogni sequenza serve a comunicare la profonda solitudine e lo straziante sentimento di irrisolto del protagonista.
Il palazzo vuoto, la casa vuota, la vita vuota.
Realizziamo, solo a fine film, che lui è sempre stato solo, un estraneo egli stesso, ma non estraneo per i genitori o per Harry, ma per se stesso.
Adam non ha mai osato, non ha mai sfidato la vita, ed è fermo ad aspettare ed immaginare.
La sceneggiatura è raffinata, misurata e spesso ridotta all'osso, ma ti entra dentro, scavando e facendo effetto.

Pro:




-regia e fotografia-

Una regia molto presente trova la sua massima espressione nei primi piani, in cui si cerca di scavare nella psiche dei personaggi, così celata e oscura. Il regista chiede molto ai suoi attori e si affida alla loro espressività e al loro talento, costruendo un film retto sui personaggi e sulla luce fredda e sfocata di una fotografia nostalgica, che sembra una sequenza di polaroid.
Lavoro bellissimo.

-cast-

In molti hanno lodato la performance di Scott, che è sicuramente bravissimo, ma la scrittura del suo personaggio ha sicuramente una componente molto importante di repressione, e ciò in alcune parti lo incatena in una monoespressività evidente.
Mescal è uno degli attori del momento, sicuramente belloccio, ma ha grande talento e dà al suo personaggio dei dettagli splendidi, risultando da subito interessante.
Claire Foy, per me la migliore di tutto il film, è intensa e struggente, dall'espressività misurata e gli occhi profondi.
Jamie Bell è cresciuto molto, ma ha sempre il solito piglio e il chiaro talento. Il suo personaggio ha gli occhi castani, anche se lui li ha azzurri, ma questa scelta di regia è stata fatta per renderli uguali a quelli del figlio, credibile, reale.

-musica-

Colonna sonora anni '80, che aiuta a trascinare indietro nel tempo, ad accompagnare il viaggio mentale di Adam, capitanata da Always on My mind, già nel trailer, remix meraviglioso della canzone di Elvis, realizzato dai Pet Show Boys del 1987.
Utilizzo della musica poetico e funzionale.

-emozione-

La sceneggiatura guida in un profondo viaggio nelle lacrime.
Il film è commovente, senza essere melenso, è drammatico, senza essere retorico, è triste senza essere deprimente.



Contro:


-spiegazione -

Alcuni passaggi sembrano lasciati alla libera interpretazione degli spettatori, questo può aprire interessanti chiavi di lettura o può confondere, e non sempre uscire confusi da una sala cinematografica è bello.
A me, personalmente, non importa, va bene anche non capire qualcosa, perché il cinema è un'arte che va letta e va saputa leggere.

Voto: 8

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