Il regno del pianeta delle scimmie (W. Ball, 2024): Recensione

  




L'8 maggio è uscito in Italia il decimo film del franchise Il pianeta delle scimmie, nonché quarto film della serie reboot, e sequel del film del 2017.
La pellicola è diretta da Wes Ball, regista di Maze Runner, ha superato, nel giro di pochi giorni, i 141 milioni di incasso a fronte di un budget di 160 milioni, in Italia é primo da giorni e per ora é a quota 1,4 milioni. 
Parliamone.  

-analisi-

Sebbene sia un franchise che ha già dato tanto, e forse abbastanza, al cinema, il regno del pianeta delle scimmie non potrebbe essere più attuale.
In un mondo dove l'uomo ha perso potere, armi e parola, sono le scimmie ad avere il potere e a vedere l'uomo come un debole, un parassita, qualcuno che non é in grado di adattarsi e sopravvivere. Il un mondo in cui i grattacieli sono monumenti, i ruderi sono coperti dalla vegetazione, gli utensili sono senza funzione, retaggio di un mondo sconosciuto che ora appare passato e incomprensibile, a fare da sovrana sembra essere la forza bruta, la potenza del branco, l'identità del clan, i valori di misericordia sembrano invece dimenticati e vanno ritrovati.
La scimmia é l'uomo, spietato, in grado di dominare e soggiogare, abbracciando ideali di totalitarismo e schiavismo.
Con una pallottola uccide, con le minacce governa, e in moderno Orwell in stile, passatemi il gioco di parole, "Fattoria delle scimmie", fa la più grande critica alla nostra società degli ultimi dieci anni di cinema.
Riviviamo la preistoria, l'evoluzione, la nascita del linguaggio e la scoperta degli utensili.
Dove finiremo?
Già consideriamo le altre forme di vita come secondarie, accessorie, potremmo spingerci a tanto?  
Pro:

-cgi-

Raramente ho visto una cgi più bella.
L'espressività delle scimmie, guidata e aiutata dalla performance capture degli attori, é fenomenale.
Realismo assoluto, quasi inquietudine, pervadono il film, in un effetto praticamente perfetto, che ha una resa sensazionale.


-scenografia-

Tra green screen e ricostruzione, la scenografia alterna i pezzi di modernità, ridotti a scarto, con la foresta più fitta, dando ancora più credibilità ai personaggi animali.
Meravigliose le scene nella natura, che per alcuni versi ricordano Avatar di James Cameron.
Tutto curato nel dettaglio.

-suoni-

Il rassicurante e talvolta terrificante suono della natura pervade tutta la pellicola, cullando lo spettatore o terrorizzandolo, esponendolo simbolicamente ai pericoli della vita selvaggia.
La musica di John Paesano é bellissima accompagna le scene d'azione, e scandisce il climax.

Contro:


-il sequel del prequel dello spin-off del sequel-

Non dirò altro, tutto ciò é un contro.
É un contro che non ci siano nuove idee e che si continui a spremere come vacche da latte ciò che é andato bene in passato.

-buchi-

La sceneggiatura ha un ritmo serrato ma a metà film troviamo dei punti e dei momenti fin troppo scanditi e che rischiano di annoiare.

Voto: 7,5

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